venerdì 20 novembre 2009

Chiesa: i gay ci manderanno all'Inferno

Povertà? Bambini soldato? Fame nel mondo? Pensate che siano questi i peccati della nostra società? Sbagliato. Secondo la Chiesa l'omosessualità e le unione gay ci porteranno all'Inferno.

Una lettera della Conferenza dei vescovi cattolici Usa ha finalmente fatto luce sui veri rischi dell'umanità. Povertà? capitalismo sfrenato? Inquinamento? Droghe? Mancanza di istruzione? Niente di tutto questo. Il nostro tessuto sociale è minacciato dai gay e dalle loro relazioni affettive che, assieme a coabitazione e divorzio, alterano in vari modi la struttura sociale. Tali relazioni minacciano ogni persona, non solo nei livelli fondamentali del bene degli sposi e dei figli, ma sono
 una minaccia per la dignità di ogni persona e per il bene comune, compresi i livelli di educazione, di avanzamento culturale e di libertà religiosa. Riconoscere le unioni gay significa togliere giusitizia alle coppie sposate e ai loro figli e al cammino che guida loro verso la maturità sessuale. Non c'è che dire. Se fosse stata scritta da un comune cittadino, si sarebbero allertati i servizi di salute psichiatrica. Ma il fatto che venga dalla conferenza episcopale fa capire due cose. Una è il livello di odio omofobico di cui sono impregnati gli uomini della chiesa cattolica (e questo si riconosce dai toni usati in una lettera rivolta a tutti).

Secondo è la capacità di fare del male a una minoranza del paese. Non serve ricordare il paragone degli ebrei nel nazismo, ma questa incitazione all'odio produrrà e giustificherà solo violenza verso gay e lesbiche che, fino a prova contraria, sono cittadini di serie A come gli altri. L'unico pericolo che i gay pongono alla società è proprio verso gli immotivati privilegi economici e superstizioni ideologiche di cui la chiesa cattolica è immeritata destinataria. Con l'unica differenza che il movimento glbt usa la razionalità e la legge per parlare alla gente, mentre la chiesa cattolica usa ormai l'odio e la paura su basi religiose per mantenere i propri privilegi storici.

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